Ovvero le credenze più comuni che ostacolano l’inizio di una psicoterapia
Sono molte le persone affascinate e incuriosite dalla psicologia e da argomenti psicologici. Ne sono un esempio i moltissimi libri pubblicati, le rubriche radiofoniche, le pagine presenti in ogni rivista dove i lettori chiedono consigli vari…
Tuttavia sono pochi coloro che decidono di intraprendere un percorso con uno psicologo. Oggi molti pregiudizi sono stati sconfitti. Purtroppo però ancora molti stigmi impediscono di rivolgersi ad uno specialista per un aiuto.
Si possono individuare una decina di pregiudizi. Conoscere questi pregiudizi è il primo passo per promuovere e diffondere l’importanza della cura della propria mente.
Iniziamo con l’approfondirne cinque in questo articolo.
Numero 1: lo psicologo è per i matti
Sicuramente una parte delle persone che si rivolgono allo psicologo soffre per gravi disturbi psichici. Ma queste non sono la maggior parte. Tra le persone che chiedono un aiuto vi è anche chi sta bene ma vuole stare meglio e desidera conoscere meglio se stesso. Un’altra parte di chi si rivolge allo psicologo è composta da coloro che stanno attraversando una difficoltà o una problematica. Per esempio chi sta vivendo una difficoltà emotiva, oppure un problema relazionale o un momento di crisi o sta attraversando un evento stressante. Se ci pensiamo, tutti noi attraversiamo nella nostra vita uno di questi momenti. Chiedere un aiuto psicologico in queste situazioni ci permette di uscirne più velocemente.
Numero 2: ce la posso fare da solo
Molte persone hanno l’idea che andare dallo psicologo sia “da deboli” e che sia meglio cercare di farcela da soli. Sicuramente cercare autonomamente soluzioni ai propri problemi è importante. Però se dopo diversi tentativi le cose non migliorano, è bene rivolgersi a qualcuno di qualificato. Molti non lo fanno pensando che sia da deboli chiedere aiuto. In realtà, mettere in discussione sé stessi e riconoscere che un disagio parte da noi (e non da altri) sono già atti di grande coraggio. Ci vuole una grande forza ad ammettere la propria sofferenza, a chiedere aiuto e a mettersi in discussione. Sicuramente fare finta di niente di fronte ai problemi è più facile. Inoltre consideriamo che, anche se ci rivolgiamo ad uno psicologo, la responsabilità del cambiamento è solo nostra. Nessuno può affrontare un disagio psicologico al posto nostro. E per farlo ci vuole una grande forza. Non a caso uno dei commenti più frequenti dopo le sedute è: “Mi sembra di essere passato sotto uno schiacciasassi”.
Numero 3: non voglio rischiare di essere manipolato
Lo psicologo non manipola. Come scritto sopra, la responsabilità del cambiamento è solo nostra. Lo psicologo non dà nemmeno consigli. Piuttosto, accompagna il paziente nell’analizzare le varie alternative possibili e lo sostiene nella presa di decisione. L’art. 4 del Codice Deontologico degli Psicologi afferma che “lo psicologo rispetta l’autonomia e le credenze dei suoi pazienti, si astiene dall’imporre il suo sistema di valori e non usa in modo inappropriato la sua influenza”. La responsabilità del cambiamento è nostra; nessuno ci può manipolare.
Numero 4: non posso cambiare, sono fatto così
Molte persone attribuiscono tante cose (se non tutto) al “carattere”. Pensano di essere nate e cresciute con un determinato carattere e quindi di non avere possibilità di cambiare. In realtà, se ci pensiamo bene, ognuno di noi ha la responsabilità di come si comporta. E allo stesso modo abbiamo il potere di regolare e gestire le nostre reazioni. Il nostro modo di comportarci e di reagire nelle varie situazioni possiamo svilupparlo e modificarlo lavorando su noi stessi.
Numero 5: nessuno mi può capire
Spesso le persone pensano che non abbia senso rivolgersi ad uno psicologo perché non può capire e comprendere fino in fondo ciò che stiamo provando, se non ha passato ciò che abbiamo vissuto noi. Anche se a volte è vero che uno psicologo non ha vissuto in prima persona alcune esperienze, è pur vero che uno specialista ha tre strumenti che gli permettono di affrontare le diverse situazioni che si possono presentare:
- L’esperienza maturata nel tempo
- La formazione continua
- L’empatia (la capacità di mettersi nei panni dell’altro)
Grazie a questi tre strumenti, lo psicologo può capire la persona che ha di fronte e comprendere il suo punto di vista.
A questi cinque pregiudizi legati alla figura dello psicologo, ne seguiranno altri cinque nel prossimo post. Tengo a precisare che non sono “farina del mio sacco” ma sono stati enunciati dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia. L’Ordine tra i compiti istituzionali ha anche quello di promuovere la figura dello psicologo così che faccia meno paura, oltre che vigilare su eventuali irregolarità. Nel mio piccolo, con questo sito e con gli articoli che pubblico, vorrei contribuire a diffondere la visione della figura dello psicologo come un professionista che aiuta. E non certo come “medico per i matti”.