Ovvero le credenze più comuni che ostacolano l’inizio di una terapia
Nel precedente post, avevo elencato cinque pregiudizi legati alla figura dello psicologo. Se te lo fossi perso, lo trovi qui. In questo articolo invece presenterò altri cinque stigmi molto comuni.
Preciso che questo elenco non è stato fatto da me ma è stato enunciato dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia. Tra i compiti istituzionali dell’Ordine vi è infatti anche la promozione della figura dello psicologo. L’obiettivo è che lo psicologo faccia meno paura. Col mio sito, con gli articoli che scrivo e con le iniziative gratuite che faccio, vorrei contribuire a diffondere la visione dello psicologo come “professionista che aiuta”.
E allora, in questo post, cerchiamo di sfatare altri cinque pregiudizi legati alla figura dello psicologo. Riprendiamo l’elenco.
Numero 6: i problemi non si risolvono parlando
Molti pensano che sia impossibile risolvere problemi concreti solamente parlando. Però, se ci riflettiamo, il linguaggio è il mezzo con cui non solo descriviamo la realtà ma anche la costruiamo. Grazie alla parola, possiamo cambiare il modo con cui attribuiamo significati al nostro mondo. Con questo cambiamento, possiamo modificare anche i nostri atteggiamenti e comportamenti. Con un percorso psicologico possiamo “vedere con nuovi occhi” la nostra storia e le nostre esperienze.
Numero 7: i percorsi psicologici sono troppo lunghi e impegnativi
Molte persone hanno l’idea che le psicoterapie possano durare anche tanti anni. Sicuramente esiste la possibilità che i percorsi siano lunghi. Non si può negarlo. Però esistono anche percorsi brevi che durano pochi mesi. E poi vi sono anche casi in cui il percorso dura solo il tempo della consultazione iniziale (4 o 5 colloqui). La differenza nella durata è influenza dal motivo della consultazione. Se si chiede un aiuto psicologico per un momento di difficoltà che si sta vivendo (ad esempio una malattia o una crisi coniugale), il percorso sarà probabilmente più breve e circoscritto al superamento del problema. Se invece si chiede un aiuto per risolvere un problema che dura da più tempo (come per esempio un disturbo alimentare o degli attacchi di panico), il percorso potrà durare di più.
Altro fattore che in parte influenza la durata di un percorso è l’approccio seguito del terapeuta scelto: ci sono approcci che richiedono una seduta a settimana per diversi anni. Ma ci sono anche approcci che prevedono una seduta ogni 3 settimane per periodi limitati di tempo.
Numero 8: i percorsi psicologici costano troppo
Anche questa affermazione non è proprio vera. Spesso si pensa che fare un percorso richieda più sedute a settimana. E questo farebbe salire molto i costi. Ormai invece quasi tutti i professionisti propongono una seduta settimanale o ogni 15 giorni. In questo modo i costi si contengono. Vi è poi la possibilità di fare un percorso all’interno di un servizio pubblico (ASL o ospedale) a prezzi calmierati. Oppure anche presso altre strutture, come i consultori privati accreditati, che prevedono tariffe agevolate. Certamente, se ci si rivolge a professionisti del settore privato, le tariffe potrebbero essere più alte. Tuttavia le tariffe degli studi privati variano molto da professionista a professionista.
Vi sono anche professionisti convenzionati con polizze assicurative che permettono quindi di svolgere un percorso a costi davvero minimi. Io per esempio rientro nel circuito di Coopsalute e inoltre ho stipulato alcune convenzioni con aziende del territorio in cui lavoro. I dipendenti di queste aziende possono usufruire di tariffe agevolate in caso di percorsi psicologici presso il mio studio. Sicuramente un percorso psicologico è un investimento economico ma bisogna pensarlo come un investimento su se stessi e sul proprio benessere. E non dimentichiamo che, come qualsiasi spesa sanitaria, anche la psicoterapia è detraibile dalle tasse!
Numero 9: posso confidarmi coi miei amici
Sicuramente il sostegno degli amici è una risorsa importantissima, soprattutto nei momenti complessi della vita. Un sostegno psicologico però ha una struttura e delle modalità diverse. Innanzitutto lo psicologo non è coinvolto in dinamiche affettive e amicali col paziente. Questo gli permette di essere obiettivo e permette al paziente di parlargli di tutto senza paura di essere giudicato. In secondo luogo, durante il colloquio, lo psicologo e il paziente sono concentrati sul paziente stesso. Questo crea uno spazio che permette al paziente l’esplorazione profonda dei propri sentimenti. In questo modo si crea uno spazio utile per il cambiamento. In terzo luogo lo psicologo possiede strumenti e competenze che gli permettono di affrontare le difficoltà portate dal paziente. Gli amici, per quanto ci conoscano e possano essere persone sensibili, non possiedono le medesime competenze specialistiche. Senza dimenticare il fatto che lo psicologo è per legge tenuto al segreto professionale. Questo permette al paziente di parlare di qualsiasi tema (anche quelli più profondi e privati) in profonda libertà.
Numero 10: Ah… sei psicologo?!
Gli psicologi sono persone normali, come tutti gli altri. Fuori dalla stanza di terapia, anche agli psicologi piace svagarsi e pensare ad altro. Gli psicologi non hanno poteri paranormali per capire le persone al primo sguardo. E no, quando incontrano qualcuno, non analizzano quanto gli viene detto, quindi non c’è bisogno di stare attenti a parlare 🙂 Un altro “tormentone” è: “Cosa significa il sogno che ho fatto stanotte?”. In realtà i sogni non hanno un senso preciso e prestabilito, ma acquisiscono un significato all’interno della vita della persona. Oltre al fatto che non tutti gli psicologi lavorano sui sogni.
Come detto sopra, i primi cinque pregiudizi legati alla figura dello psicologo sono in un post precedente.
Dissipare i pregiudizi che avvolgono la figura dello psicologo è un passo fondamentale per promuovere il prendersi cura della propria mente. Spero quindi, con questi due articoli, che la figura dello psicologo a qualcuno faccia un po’ meno paura.